Il ritratto di Vincenzo Scamozzi
Perché pensiamo che l’uomo ritratto sia Scamozzi?
In primo luogo perché gli assomiglia, come dimostra il confronto con il volto scamozziano presente nell’antiporta del trattato, tenendo conto che sono passati circa 30 anni.
Ma è quello che sta facendo a fornirci un indizio essenziale. Il compasso misura la distanza fra l’asse del capitello e il suo margine esterno: l’uomo sta evidenziandone il modulo. L’effigiato non è un collezionista o un erudito personaggio dell’aristocrazia, ma prende una misura precisa con cui sta dimostrando la dottrina del modulo, l’elemento fondamentale della proporzione architettonica.
Nella copia dell’Idea che avete davanti a voi, Scamozzi presenta un capitello corinzio assai simile a quello del quadro, e nella cui pianta si legge «alle corna modulo uno»: il compasso del quadro indica esattamente la metà di quella misura (per indicarla tutta avrebbe dovuto divaricarsi completamente).
Il modulo è uno degli elementi chiave della progettazione scamozziana e sulla parete dietro di voi troverete il piccolo disegno di un altare che Scamozzi sta progettando in moduli, non in piedi né in altre misure.
Scamozzi quindi decide di farsi ritrarre non di fronte a una sua opera o con fra le mani generici attributi della sua professione, ma come architetto impegnato in una ricerca fondativa della propria disciplina. Si fa ritrarre non come un professionista, ma come un intellettuale, ed evidentemente benestante. «Intendente de l’arte, et solo theorico, e anco mi dicono che sia valenthuomo» lo descrive un inviato di Federico Borromeo nel 1596 come alternativa a due «puri prattici, ma tenuti di buon gusto, e che sappino ben eseguire».
Il quadro è probabilmente dei primi anni Ottanta. Scamozzi si fa ritrarre, come Alessandro Vittoria e Tiziano Aspetti, da un pittore famoso, in un momento in cui la sua carriera è in vertiginosa ascesa nei circoli intellettuali della capitale. Il nono decennio del Cinquecento è il suo momento, quando ancora vivono i potenti protettori ereditati da Palladio e gli incarichi si moltiplicano. Ma non durerà per sempre.
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The portrait of Vincenzo Scamozzi
Why do we think this is the portrait of Vincenzo Scamozzi?
In the first instance because there is a great similarity between the features of the man
in the portrait and those revealed in the effigy on the flyleaf of the Treatise, which was
published about 30 years later.
An essential clue is also provided by what the man in the portrait is doing. The compass is
being used to measure the distance between the axis of the capital and its outer edge, and
the man is thus indicating its module.
The person portrayed is not a collector or simply an erudite aristocrat. He is indicating a
specific measurement of great importance in the doctrine of modules and a fundamental element
in architectural proportion.
In the copy of the ‘Idea’ which you can see in front of you, Scamozzi presents a
Corinthian capital very similar to the one we can see in the painting, and in which one reads
“alle corna, modulo uno” [at the ‘horns’, one module]: the compass points shown in the
painting are indicating exactly one half of that measurement (to indicate the entire module,
they would have to be fully open).
The module is moreover a key element in Scamozzi’s architectural work.
On the wall behind you, there is a small drawing of an altar, which Scamozzi designed on the
basis of modules and not using the traditional foot or any other conventional unit of measure.
It was thus Scamozzi’s wish to be portrayed, not in front of one of his works or holding some
generic indication of his profession, but as an architect committed to studying and confirming
the fundamental principles of his art. It would appear, moreover, that beyond the image of a
professional architect, the portrait simultaneously conveys his status as an evidently wealthy
intellectual and scholar.In 1596, an envoy of Cardinal Federico Borromeo referred to Scamozzi in flattering terms:
“… intendente de l’arte, et solo theorico, e anco mi dicono che sia valenthuomo”
[“knowledgeable in his art, also solely as a theoretician, and I have also been informed
that he possesses great technical skill”] and proposed him as an alternative choice to
two “puri prattici, ma tenuti di buon gusto, e che sappino ben eseguire.” [“two purely
practical technicians, who are nevertheless considered to have good taste and are capable
of working very well.”]
The portrait was probably painted in the early 1580s. Like Alessandro Vittoria and
Tiziano Aspetti, Scamozzi commissioned a famous artist at a time when his career was
reaching great heights and he was rapidly ascending in the esteem of the intellectual
circles of the capital of the Venetian Republic. His finest hour came in the 1580s,
when the powerful patrons he had 'inherited' from Palladio were still alive and he received
many important commissions. Such a situation however was not to last forever.
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